“Le sale del Rinascimento”
Scelta obbligata, per chi nel suo itinerario turistico ha deciso di intrattenersi a Firenze, è l’acquisto di un biglietto per visitare la galleria degli Uffizi.
Quando si parla della Galleria degli Uffizi si fa riferimento alla storia di una delle massime collezioni di opere d’arte esistenti al mondo e nello specifico alla sua monumentale pinacoteca.
La celebrazione di Firenze inizia con la storia del governo della città sotto Cosimo de’ Medici, che volle accorpare le più importanti “Magistrature Fiorentine” o Uffici in un unico stabile da affiancare al Palazzo Vecchio, per meglio garantirsi il controllo dell’intera amministrazione, spingendo la nuova fabbrica fino al Lungarno.
Non potevano rimanere inespresse le sorti politiche e militari della città, dopo la conquista di Siena, e Cosimo, per magnificarle, affidò la gestione del progetto ad uno dei più grandi artisti del momento: Giorgio Vasari. Per dare spazio alla nuova costruzione Cosimo de’ Medici fece abbattere la zona del vecchio porto fluviale comprensivo del rione popolare. L’edificio concepito a forma di “U” incorporava l’antica chiesa romanica di San Pier Scheraggio, un breve tratto prospiciente l’Arno e un braccio inglobante la Zecca Vecchia.

I lavori, iniziati nel 1560, furono completati nel 1580 restituendoci questo capolavoro architettonico ed urbanistico in forma tardo-rinascimentale. Il cantiere, che fu portato avanti dal 1574 da Bernardo Buontalenti e da Alfonso Parigi in conformità al progetto del Vasari, testimonia l’originalità, sia per l’estensione che per lo stile, con cui l’artista aretino concepì il lungo porticato, dotato di robuste colonne doriche, che termina con una loggia affacciata sull’Arno. Nel 1565 inoltre, per il matrimonio del figlio Francesco I con Giovanna D’Austria, Cosimo commissionò al Vasari una sopraelevazione segreta, completata in soli sei mesi, denominata poi “Corridoio Vasariano” che da Palazzo Vecchio percorrendo parte della Galleria e superando l’Arno sopra il Ponte Vecchio, sbucava nel giardino di Boboli e da li raggiungeva Palazzo Pitti, dimora dei granduchi Cosimo e della moglie Eleonora di Toledo.
Nel 1575 inizia la valorizzazione culturale di questo manufatto di pregio con Francesco I de’ Medici che riunì le cospicue collezioni della famiglia, al secondo piano dell’edificio, in un patrimonio incrementatosi nel tempo e arricchitosi di notevoli opere d’arte.

Nelle prime tre sale sono conservate opere di Giotto, Cimabue, Simone Martini, Duccio di Boninsegna.
Tra la IV e l’VIII sala spiccano i nomi di Paolo Uccello, Pier della Francesca, Masaccio, Beato Angelico, Filippo Lippi solo per citarne alcuni appartenenti alle scuole che anticipano e sfociano nel primo rinascimento, per arrivare all’esplosione, all’interno delle sale del tardo 400′ toscano e fiammingo, dei capolavori del Botticelli, all’apoteosi della grazia ed alla esaltazione della fisicità come furono intese dall’ideale rinascimentale del tempo.

La XXV offre spazio all’unico quadro esistente di Michelangelo Buonarroti, la XXVI alle tele di Raffaello e Andrea del Sarto. Uno spazio dedicato al manierismo toscano con le firme di Pontormo e Rosso Fiorentino si trova nella XXVII sala ,mentre a Tiziano è dedicata la XXVIII e al Parmigianino la XXIX. Facendo un salto in avanti un illustre artista è presente nella XXXV sala: il Tintoretto che spicca tra i nomi della scuola del 500′ veneziano. Da menzionare è la presenza di due giganti della pittura straniera: nella sala XLI troviamo il fiammingo Rubens e nella XLIV Rembrandt il grande maestro della pittura olandese.
Abbiamo voluto rendere un legittimo tributo ad una delle tappe che consideriamo imperdibili , citando in successione rapida solo alcune delle sale e dei nomi degli autori che affollano gli Uffizi in un excursus certamente non esaustivo su tutto ciò che potrebbe rendere più attraente il vostro soggiorno fiorentino, che sta ora a voi, se siamo riusciti a interessarvi, completare e contemplare.






